PIETRACAMELA – L’uscita pubblica del senatore Tancredi sulle difficoltà burocratiche che rischiano di far saltare la stagione turistica invernale a Prati di Tivo, ha colpito uno dei primi bersagli. Il sindaco di Pietracamela, Antonio Di Giustino, chiamato in causa come uno dei protagonisti della querelle tra Enti, rimanda al mittente le responsabilità. «La stazione a monte della nuva cabinovia – scrive Di Giustino – è sul comune di Isola del Gran Sasso. Lo dico non per boicottare ma per stabilire le giuste competenze: l’agibilità richiesta dalla Gran Sasso Teramano non può essere concessa da Pietracmela che non ha competenza territoriale. La regolarizzazione, compreso l’accatastamento, dell’immobile quindi è a carico della Gran Sasso Teramano e non del Comune». Sull’altra "criticità", la stazione della vecchia seggiovia «è per una porzione, inferiore di un decimo, sul territorio di Pietracamela – dice il sindaco -, come classificato da organi di controllo territoriali sovracomunali e confermato da indagini tecniche avviate da soggetti privati. Per parte dell’edificio, inferiore di un decimo circa, l’Amministrazione Comunale di Pietracamela ha applicato la legge regionale degli impianti di risalita, essendo la sua vita ed uso legati alla funzione della vecchia seggiovia, andata in disuso e demolita. Pertanto ha chiesto alla Siget, soggetto privato, che detiene il possesso dell’immobile, il ripristino ambientale per raggiungere il fine di aquisire e mettere a disposizione l’immobile al funzionamento della nuova cabinovia. Un anno fa l’Amministrazione di Pietracamela ha deliberato in linea con i suoi intendimenti per l’attivita’ della cabinovia che l’uso di tale edificio doveva essere legato al funzionamento della nuova cabinovia stessa. Fatto non trascurabile ma di importanza straordinaria è che nella la sentenza emessa di recente dal Commissario agli Usi Civici si stabilisce che il sito in causa è definito di pertinenza: Uso Civco Demaniale e si invita l’amministrazione ad adeguarsi». Secondo Di Giustino il senatore Tancreddi «non conosce a fondo l’argomento ed è anche male informato. Non ho capito cosa intende quando parla di" mancata collaborazione" e mi imputa responsabilità dirette che non mi riguardano. Lo invito ad indicarmi fattivamente quale soluzione amministrativa trasparente e legale si deve attuare per curare gli interessi collettivi e non di "privati" che alla fine sono in condizione di determinare la funzione della cabinovia, visto che la legge impone la presenza a monte dell’impianto di risalita di un posto di ricovero e servizi».
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